Nel libro “Non siamo capaci di ascoltarli”, Crepet scrive
“Osservate una famiglia al tavolo di un ristorante: ci sono i genitori, i figli e forse qualcuno dei nonni. Cercate di notare come i genitori si comportano con i figli, come parlano, che tono usano: vi accorgerete che se c’è un bambino la voce probabilmente sarà acuta, la comunicazione avrà quasi sempre un’unica direzione, quella di chi comanda verso chi deve obbedire. Provate a contare i rimproveri: saranno certamente superiori agli apprezzamenti anche nelle cose più semplici come sbucciare una mela. Vedete? Il bambino tiene il frutto con una mano e con l’altra impugna il coltello, i suoi gesti sono impacciati, maldestri, guarda con timore uno dei genitori; aspettate sono qualche minuto e vedrete il padre o la madre che, con aria spazientita, gli toglieranno il coltello di mano dicendo: “Dai a me che te la pulisco io, se no ti tagli”. Inizia spesso così l’insegnamento della disistima.”
Vi è familiare una scena simile? È mai successo a voi da bambini oppure, se siete genitori, vi è capitato di impedire a vostro figlio di provare una nuova attività, come può essere sbucciare un frutto, per paura di che non sia capace o che si faccia male?
È possibile, poiché siamo esseri umani e capita di commettere degli errori anche con le migliori intenzioni! Vi invito però a riflettere e a mettervi nei panni di quel bambino. Cosa apprende da questa esperienza? Può apprendere su di sé che mamma e papà si fidano delle sue capacità oppure che non è capace? Chiaramente voi non lo pensate davvero, ma il messaggio che molto probabilmente arriva a lui/lei è questo.
Stimarsi, volersi bene significa aver raggiunto un buon grado di autonomia, sapere di poter contare sulle proprie forze.
Il metodo educativo sia scolastico ma soprattutto familiare dovrebbe essere fondato sulla promozione dell’autonomia, che non significa imparare a non aver bisogno di niente e di nessuno bensì essere consapevoli delle proprie risorse, capacità e anche limiti. E laddove si comprendono i propri limiti (badate bene, non difetti, ma limiti) è importante insegnare al bambino e ragazzo a chiedere aiuto, a chiedere una mano o un consiglio a qualcuno. Questo non significa essere deboli ma semplicemente significa conoscersi e sapere di non essere invincibili.
Se da adulti sentite di non avere molta stima in voi stessi probabilmente avete vissuto nella vostra vita esperienze che vi hanno condotto a questa sensazione. Niente è immodificabile e anche la bassa autostima può essere migliorata se questo è il vostro obiettivo!
Per cominciare, il più bel regalo che potete farvi è concentrarvi e riflettere su quali sono i vostri talenti, le vostre risorse, i vostri punti di forza. Scriveteli e pensate in quante occasioni li avete attivati senza rendervene conto!
Lavorare sulla propria autostima può a volte non essere facile o richiedere un aiuto più tecnico per comprendere le ragioni di questa sensazione e imparare delle strategie per fronteggiarla. A quel punto richiedere l’aiuto di uno psicologo può essere utile.
Infine trovo molto utile il confronto tra persone che vivono la stessa sensazione per una condivisione di esperienze, pensieri ed emozioni all’interno del piccolo gruppo. Riattiveremo nuovamente perciò ad autunno un corso- gruppo specifico per l’autostima per offrire uno spazio a tutti coloro che desiderano lavorare su questo aspetto.
Se desiderate lasciare dei commenti o dei pensieri qui sotto in linea con l’articolo saranno bene accetti!
Dott.ssa Eleonora Rinaldi – psicologa