Questo non sarà il solito articolo informativo su un argomento psicologico ma sentivo il bisogno di comunicare ciò che significa per me essere una psicologa. Una piccola autorivelazione che oggi mi va di condividere con voi lettori del blog.
Quasi 4 anni fa ho deciso di avventurarmi nel mondo della libera professione e in quello della formazione in psicoterapia. Fin dall’università avevo ben chiaro che la professione che mi sentivo maggiormente cucita addosso era quella del terapeuta e ad oggi ne sono sempre più convinta. E’ capitato che qualche paziente o persona esterna mi chiedesse “Ma come fai ad ascoltare sempre i problemi delle persone? Non perdi la pazienza? Come fai a resistere?”. Rispondo che in primis la formazione in psicoterapia e la concomitante terapia personale mi hanno aiutata in questo ma credo che ciò che mi sostiene maggiormente sia il desiderio di condurre le persone che mi chiedono un aiuto nell’esplorarsi e giungere ad una maggior serenità. Le soddisfazioni più grandi le sento quando vedo negli occhi della persona il luccichio di una nuova consapevolezza, quando ad un certo punto dice “sto meglio rispetto all’inizio, sono molto più tranquilla” o quando vedo che raggiunge l’obiettivo per cui tanto abbiamo lavorato.
Lo psicologo ha il privilegio di inserirsi nella vita emotiva della persona e deve farlo in punta di piedi e con il massimo rispetto. Spesso penso a questo, a quanto le persone siano forti nell’affrontare i loro demoni interiori e nel contempo quanta fiducia ripongano in me che all’inizio sono una sconosciuta. Non è facile fare la telefonata o prendere contatti per il temuto “primo appuntamento”. Ciò significa decidere di mettere ordine nella propria vita, rivedere i propri pensieri e atteggiamenti su di sé e sugli altri, le critiche che ci facciamo e ciò che vorremmo essere. Mi muovo quindi come un funambolo in modo da permettere alle emozioni e ai pensieri del paziente di essere ascoltate.
Incontro persone con storie forti, a volte traumatiche, che nonostante tutto non sono crollate o non si sono lasciate andare. Ne resto sempre stupita e imparo da loro. Sì perché anche lo psicologo impara dai suoi pazienti. Impara che ci sono altri modi di vedere la vita diversi dai propri e per questo arricchenti e impara nuovi modi di agire e di pensare, perché, nonostante tutto siamo persone. Ed è proprio questo il bello della psicoterapia, la persona migliora grazie alla relazione con il terapeuta, con lo scambio comunicativo e con l’apertura emotiva.
Attraverso i gruppi e i corsi poi trovo utile dare informazioni concrete per fare in modo che ogni partecipante a casa rifletta su di sé a partire anche dagli scambi avvenuti all’interno del gruppo. Sentire da loro che dispiace che il gruppo finisca mi da il senso che si è sviluppato, seppur in poco tempo, un senso di appartenenza positivo e nutritivo. Ciò che emerge all’interno delle serate non sono solo nozioni ma soprattutto si condividono pensieri, sensazioni ed emozioni con la consapevolezza che non verranno giudicati. Offrire uno spazio simile lo trovo valorizzante per tutti, me compresa.
Infine, lavorando con gli adolescenti, ho incontrato un mondo davvero ricco di ragazzi che sanno pensare, riflettere e osservare tutto ciò che sta loro intorno. Perciò, cari genitori, ascoltateli più spesso, perché mantengono ancora in parte l’ingenuità del bambino ma hanno già la lucidità dell’adulto e notano tutte le incoerenze nel comportamento altrui. In questo li trovo fenomenali!
Ho voluto condividere con voi queste righe per farvi entrare un po’ nel mio mondo, quello dello psicologo, un mondo fatto di fatica emotiva ma anche di rispetto verso i vissuti della persona. Assieme alla collega nello studio abbiamo scritto una frase nella parete che ci è sempre piaciuta e che io credo sia l’obiettivo di tutti: “Il cambiamento avviene quando diventi ciò che sei, non quando cerchi di diventare ciò che non sei” (A.Beisser). Durante le sedute si viaggia perciò alla riscoperta di quella parte spontanea e libera che ognuno di noi possiede e che spesso copriamo.
A cura di Eleonora Rinaldi
Dopo la pessima esperienza che ho avuto, difficilmente riuscirò a crederci ed a pensare positivo della psicoterapia… A distanza di molto tempo provo ancora molto rabbia e frustrazione per gli scarsi risultati ottenuti. La cosa che più fa male è che la tua collega ha avuto il coraggio di dire che è stata una bella esperienza e che era innegabile che io stessi meglio, tutto qui. Ho un forte rammarico per aver investito tanto e per averla portata a termine, quando invece era da abbandonarla molto prima.
Mi dispiace abbia avuto questa brutta esperienza, se la sensazione è stata questa sicuramente qualcosa non è andato per il verso giusto. Ha mai esplicitato alla terapeuta come si sentiva? I suoi pensieri in merito all’andamento del percorso? Sa, la terapia parte da una relazione tra due persone, è questa la parte che cura, forse più delle tecniche specifiche e a volte non troviamo subito la persona che fa al caso nostro.